20 ottobre 2016

Interpensieri: Marco Perillo


Conosciamo meglio gli scrittori con l'intervista di Stefano
Scambio di pensieri con Marco Perillo

CHI E' MARCO PERILLO?
è nato nel 1983. Giornalista professionista, ha lavorato per il dorso campano del «Corriere della Sera» ed è redattore a «Il Mattino» di Napoli. Ha pubblicato romanzi, poesie e saggi. È autore, con Alessandro Chetta, del documentario Mirabiles I custodi del mito (2016). 
Un suo antenato, Donato Stanislao, scrisse Ragguaglio delle ville e dei luoghi di Napoli e Campania (1737) per Carlo III di Borbone. Oggi lui cerca di seguire i suoi passi.

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Interpensiero a Marco Perillo:

Stefano: Salve Marco e grazie per aver accettato di farti conoscere di più da tutti i lettori che ti seguono tramite noi del forum e blog di libri creature della notte, spero che questi piccoli e brevi scambi di pensieri siano di tuo gradimento.
Marco: Di grande gradimento.


Stefano: Marco, ti seguiamo come sai da diverso tempo e sappiamo il tuo amore verso la città di Napoli, il tuo ultimo libro dimostra ancor più quanto ci tieni alla nostra Partenope, raccontaci se è stata dura per te cercare i tanti aneddoti dei quartieri di Napoli, quale quartiere ami di più e quale speri sia riscoperto dai napoletani e dai turisti che arriveranno in città in futuro ancor di più dopo aver letto magari il tuo libro.
Marco: E’ il libro che ho sempre sognato di scrivere, proprio per l’amore che nutro per questa città-mondo con 2500 anni di storia, che abbraccia culture diversissime e in cui ogni anfratto, ogni angolo cela una storia che merita di essere raccontata. Si parla di Napoli nel libro? Certo, ma anche di Nerone, degli antichi egizi, dei Borbone, di Giordano Bruno, di Vlad Tepes, più noto come Dracula… Perché questo luogo è da sempre un crogiuolo della Storia. È vero che nel forno dell’agorà grecoromana di Napoli si cucinava una pietanza che può considerarsi l’antenata della pizza? Nella chiesa di Santa Chiara si dice che si aggiri lo spettro di una regina assassinata: di chi si tratta? Cosa c’entra Frankenstein con la Riviera di Chiaia, Conrad con la Villa Comunale e Dracula col quartiere San Giuseppe? Possibile che gli Ufo siano stati avvistati a Pianura e che a Secondigliano si narrano storie da far tremare i polsi? “Misteri e segreti dei quartieri di Napoli” è proprio questo: 10 passeggiate per scoprire aneddoti, miti e leggende di ogni quartiere partenopeo, dal centro storico d’impianto grecoromano fino alle periferie, ex paesi con storie straordinarie, aggregati alla città nel Novecento. Storie antiche e storie nuove, seguendo diversi filoni: da alcuni capisaldi come Carlo Celano e Matilde Serao, al discorso degli fantasmi che si aggirano in città (come quello di Bianca, murata viva, o dell’autore di fiabe Andersen) fino al fil rouge dei sepolcri enigmatici, partendo da quello della sirena Partenope, di Virgilio, passando per quello del principe di Sansevero e di Leopardi.

 Non è stato semplice parlare in modo esaustivo di tutti i quartieri, ho dovuto leggere e spulciare diversi libri; il resto lo ha fatto la mia esperienza di giornalista: racconto aneddoti anche “personali”. Io sono nato al centro storico, a due passi da piazza San Domenico, nei vicoli che furono abitati anche da Pino Daniele (cui è dedicato un capitolo) ed è ovvio che sia il quartiere cui sono più legato. Ma gli altri non sono da meno e li ho scoperti con grande entusiasmo, come spero farà chiunque legga questo libro, che non a caso è concepito anche come una guida turistica: lasciatevi trasportare dall’ipnotica Napoli!


Stefano: il tuo lavoro di giornalista spesso ti mette di fronte a dure realtà, sia del territorio napoletano sia dell'italia intera, secondo te l'italia su cosa deve puntare per uscire da una serie di grattacapi che si porta dietro da anni?
Marco: Su una grande modernizzazione e soprattutto su quel tesoro che è il suo patrimonio culturale. Lo vediamo con Pompei: se ne abbiamo cura e riusciamo a concretizzare le idee, anche con l’aiuto della tecnologia e dei social, non ce n’è per nessuno. La vocazione turistica è il nostro volano. E in questo Napoli recita un ruolo di primissimo piano.


Stefano: La passione della scrittura ti è stata trasmessa di certo da qualcuno, vero? O no? Se si chi? E come ha reagito la persona o le persone una volta che sono venuti a conoscenza della strada che volevi intraprendere?
Marco: Devo questa passione alla mia famiglia. Sono di discendenza baronale e in casa mia ho ereditato diversi libri antichi che fin da piccolo mi hanno affascinato. Poi mio padre mi ha avvicinato alla poesia, mio zio al giornalismo e lì è nato tutto. Uno dei miei avi, Marc’Antonio Perillo, fu un poeta dell’Arcadia e scrisse un testo che fu il prodromo della Cantata dei Pastori del Perrucci. Un altro antenato, giureconsulto nel Settecento, scrisse “Ragguaglio dei luoghi della Campania” per Carlo III di Borbone. Oggi io tento di seguire degnamente le loro orme e devo dire che sono incoraggiato spesso da chi apprezza la mia scrittura.


Stefano: Hai iniziato a scrivere per le piccole case editrici, ed ora ti confronti con una grande casa editrice come la Newton Compton editori, qual è il tuo stato d'animo attuale? Cosa ti aspetti e cosa ti senti di dire ai tanti scrittori che non arrivano ad esser pubblicati da una prestigiosa casa editrice?
Marco: Ovviamente è stata una grande opportunità per me. Ma non sarei mai arrivato qui se non avessi pubblicato nel 2008 la raccolta di poesie “Raggi di terra” con Guida, nel 2014 il romanzo “Phlegraios – L’ultimo segreto di San Paolo” con Rogiosi e nel 2015 il racconto “Il sogno di Natale” con Alessandro Polidoro editore. Il premio Megaris vinto lo scorso anno di certo mi ha aiutato a mettermi in luce. Ma a me è sempre importato scrivere, al di là della casa editrice e dei riscontri: non bisogna mai perdere di vista la propria scrittura. Da lì parte tutto. Poi il resto viene da sé. O almeno questo è il mio consiglio.


Stefano: Sei della classe 83'  una generazione completamente diversa dall'attuale, a mio avviso gli adolescenti di oggi bruciano le emozioni in un millesimo di secondo e leggono sempre meno, i libri potrebbero regalare loro emozioni che durano nel tempo, anche se in italia non si è mai letto molto, alcune statistiche dicono che siamo uno dei paesi europei che legge di meno specialmente al sud, come vedi 
ed interpreti tutto ciò?
Marco: Siamo stati fortunati. Abbiamo vissuto gli anni ’80 in cui le storie erano tutto. Penso alla grande musica del tempo, a narratori di sogni come U2 o Bruce Springsteen, ma anche cartoni animati come “I cavalieri dello Zodiaco” o film come “Ritorno al futuro” o “La storia infinita” che ci hanno educato all’epicità. Poi la tecnologia l’abbiamo conosciuta pian piano e saputa utilizzare al meglio. Purtroppo i giovani di oggi si sono trovati in un vortice di cambiamenti, in un mondo che forse corre troppo e ne risentono. Proprio per questo devono riscoprire il senso delle piccole cose: un bel libro da toccare, da sfogliare, da annusare, perché no, può essere un buon inizio per costruirsi attorno un mondo diverso.


Stefano: Sei affezionato ad un libro in particolare che possiedi a casa? 
Magari regalato da qualcuno?
Marco: Ne ho tanti, ma non cederei mai una rarità: “Chi è devoto” di Roberto De Simone e le foto di Mimmo Jodice. E’ un viaggio tra la religiosità della Campania, le feste, le tradizioni. Lo scovai in una libreria antiquaria, lo pagai un occhio della testa. Ma ne è valsa la pena.


Stefano: Come legge Marco a casa sua? Sei una persona che ha un angolino particolare della casa dove predilige leggere in silenzio con una bella cioccolata calda?
Marco: Purtroppo il tempo per leggere è poco, a causa del mio lavoro. Accumulo tanto e raramente riesco a terminare un libro. Ma prima di andare a dormire, a letto, è un rito. Ma anche qualche raro pomeriggio sul divano, con un po’ di musica classica e un drink, non è affatto male.


Stefano: Come si vede Marco Perillo tra venti anni? 
Marco: Con lo stesso cuore di fanciullino di sempre. Magari con qualche capello bianco, qualche ruga, chissà se con figli. Ma con un’intramontabile voglia di scrivere. Questo è sicuro.


Stefano: Grazie per aver passato un pò di tempo con noi Marco, ed ancora grazie per la possibilità che hai riservato a me ed ai tuoi lettori, un abbraccio Stefano.

FINE.

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